venerdì 20 giugno 2014

ALLERGIA AL LATTE VACCINO NEI NEONATI

L’allergia al latte è sicuramente la più frequente e conosciuta allergia alimentare: la sua elevata prevalenza deriva dal fatto che i neonati che non possono essere allattati al seno vengono alimentati con formule a base di latte vaccino che possono scatenare la reazione allergica.

http://ts1.mm.bing.net/th?id=HN.608045714355258306&pid=1.7L’immaturità funzionale dell’apparato gastro-intestinale e del sistema immunitario nei primi anni di vita, fanno sì che l’allergia al latte vaccino compaia in percentuali variabili tra il 2 e il 7% dei bambini, soprattutto in quelli che hanno una storia famigliare di predisposizione alle allergie. Fortunatamente l’allergia al latte vaccino ha normalmente un’evoluzione favorevole con l’insorgenza della tolleranza nella grande maggioranza dei casi entro i tre anni di vita.

 
Ma attenzione! Non confondiamoci tra allergia e intolleranza al latte vaccino: sono due reazioni completamente diverse tra di loro.
La prima rappresenta una manifestazione di ipersensibilità, mediata dal sistema immunitario, che si acquisisce tramite l’esposizione ad alcune proteine del latte che si comportano come allergeni. I sintomi più comuni sono vomito e diarrea ma anche prurito e gonfiore alla lingua, orticaria, dermatite atopica e disturbi della respirazione.
La seconda invece è una reazione avversa di tipo metabolico: normalmente ciascuno di noi possiede un enzima, chiamato lattasi, in grado di scindere nell’intestino tenue il lattosio in zuccheri più semplici, favorendo la digestione del latte. Quando l’attività enzimatica è ridotta o assente, il lattosio non viene scomposto e può arrivare fino all’intestino crasso dove viene fermentato dai batteri lattici presenti, causano sintomi come flatulenza, dolore intestinale e diarrea.

Ma quali sono le proteine del latte che possono causare allergia?
Le proteine del latte sono classificate in caseine e sieroproteine, che costituiscono l’80 e il 20%, rispettivamente, delle proteine totali del latte.
  • Le caseine sono proteine molto complesse che si possono suddividere a loro volta in alfa, beta, kappa e  gamma caseine: queste ultime sono frammenti delle beta-caseine, poco abbondanti nel latte e si formano grazie ai processi proteolitici che avvengono durante la stagionatura dei formaggi.
  • Le sieroproteine sono la porzione che rimane solubile dopo la cagliatura del latte richiesta dalla produzione del formaggio ed includono, tra le tante, alfa-lattoalbumina e beta-lattoglobulina, sintetizzate a livello della ghiandola mammaria.

Dal momento che la beta-lattoglobulina è assente nel latte di donna, si credeva in passato che questa proteina rappresentasse l’allergene maggiore del latte vaccino. Con il tempo si è invece evidenziato che anche le caseine sono allergeni maggiori e che spesso si verificano co-sensibilizzazioni. In pratica, molti soggetti allergici al latte vaccino risultano reattivi a più di una proteina contenuta nel latte.
Per questo motivo, nonostante il latte possa subire alcuni trattamenti termici come sterilizzazioni o pastorizzazioni, si possono presentare comunque casi di allergenicità.





Infatti:
  • le caseine sono stabili a tutti i trattamenti termici, a cui viene comunemente sottoposto il latte vaccino (pastorizzazione, sterilizzazione, UHT);
  • la beta-lattoglobulina e le altre proteine del siero invece vengono, almeno parzialmente, denaturate dai trattamenti termici;
  • la fermentazione non determina un’alterazione proteica tale da rendere sicura l’assunzione di yogurt e latti fermentati in presenza di accertata allergia.
È comunque da escludere, se non dopo comprovata somministrazione orale in ambiente clinico, la tolleranza del latte dopo trattamento termico da parte dei soggetti allergici.
Nettamente superiore è la tolleranza alle proteine del latte sottoposte a digestione enzimatica ed è proprio su questo principio che sono state ideate le formule a base di proteine idrolizzate (cioè” rotte” in pezzi più piccoli in modo che non siano più riconoscibili dal nostro sistema immunitario), destinate all’allattamento dei neonati allergici al latte vaccino.
 
LATTI SPECIALI

I principali latti dietetici o speciali, destinati ai lattanti non in grado di tollerare il latte, rientrano in queste categorie:
  • latte delattosato: latte privato del lattosio , specifico per i neonati affetti da intolleranza al lattosio;
  • latte ipoallergenico: latte in cui le proteine principali responsabili dell’allergia al latte, sono state parzialmente idrolizzate.
  • Idrolizzato o latte a idrolisi spinta: le proteine sono sottoposte a idrolisi più intensa e i frammenti proteici risultano di dimensioni più piccole rispetto al latte ipoallergenico. Questo latte viene somministrato anche a quei bambini che presentano varie forme di malassorbimento.
  • Latte di soia: non si tratta di un vero e proprio late, bensì di un prodotto a base di soia ricco di proteine ma di origine vegetale, che quindi sono tollerabili per i soggetti allergici.

LA TERAPIA

L'unica soluzione possibile al problema dell'allergia al latte è eliminarlo dalla dieta insieme:
- ai latticini, ovvero i derivati del latte venduti freschi (yogurt, mozzarella, ricotta, caprino);
- ai derivati del latte (cioè tutti i formaggi in genere, la panna e il burro);
- ai prodotti a base di latte (gelati, creme e salse come la besciamella).

Il latte, però, contenuto anche può essere in prodotti "insospettabili" (nei salumi, nei prosciutti, nelle salse, nella purea, nei gelati, in piatti già pronti e addirittura farmaci)
Per questo motivo, chi è allergico a questo alimento, prima di ingerire qualsiasi prodotto dovrebbe leggerne attentamente l'etichetta.

SONO EFFICACI LE “CURE DESENSIBILIZZANTI”?

Lo hanno confermato anche le recenti linee guida dell'Accademia di allergologia e immunologia clinica: a tutt'oggi non esiste alcun latte vaccino da prendere per bocca in grado di rendere tollerabile il latte.
Nessuno studio ha, infatti, dimostrato l'efficacia delle cosiddette "cure desensibilizzanti", che consistono nella somministrazione graduale di capsule contenenti latte in diluizioni sempre crescenti, allo scopo di abituare l'organismo a tollerare l'alimento.

Per il momento l'unica cura possibile in caso di allergia al latte rimane quella di eliminare tutti gli alimenti che lo contengono.